Partendo dalla piazza del Municipio, attraversata la rotonda sulla Provinciale che porta a Torre Pellice, s’imbocca la strada alberata che conduce a Luserna, visibile a poca distanza su un bastione morenico. Dopo aver costeggiato gli splendidi impianti sportivi (piscina, campi da tennis, campo da calcio, palestra, pista da roller e campo da beach-volley), valicando un ponte in pietra, si passa sulla riva destra del torrente Pellice. Dopo un’ampia curva, eccoci nell’ambito di Luserna.
I primi documenti che ne attestano l’esistenza risalgono all’XI secolo. Posta all’imbocco della Val Pellice, in un luogo di passaggio obbligato per recarsi sia nelle valli di Angrogna e di Luserna, sia - più ad ovest - in Francia, il paese divenne un importante centro commerciale: la fiera del 2 novembre fu per secoli una delle più ricche e frequentate dell’intero arco subalpino. Ciò può spiegare perché Luserna fu scelta, attorno all’XI secolo, come residenza della famiglia più importante della zona, da allora nota come quella dei signori (poi conti) di Luserna.
La storia di questo casato, suddivisosi nel tempo nei tre rami dei Manfredi, dei Bigliori e dei Rorengo, è estremamente complessa e, nonostante le ricerche compiute dal Rivoire alla fine dell’Ottocento, molti punti rimangono ancora oscuri. Pare si trattasse di una famiglia francese entrata al servizio dei marchesi di Susa agli albori del millennio. Legatasi a casa Savoia, fu sua stretta alleata durante la lenta ma progressiva penetrazione sabauda in Piemonte. La popolazione della valle ebbe dunque a che fare con una signoria particolarmente potente, il cui peso non mancò mai di farsi sentire.
Agli inizi del XIII secolo, Luserna si eresse a comune, i cui statuti furono concessi dai signori nel 1276. Fino alla fine del XVII secolo la cittadina costituì il principale centro economico e politico di queste valli.
Entrando in Luserna ci si trova nella grande Piazza del Canavero. Il suo nome deriva dalla canapa, perché qui se ne trattava il commercio. Pare che su un lato vi sorgesse la forca, il sinistro monumento della giustizia del tempo. Al centro, ora sostituito da un giovane alberello, si ergeva il grande ippocastano piantato come albero della libertà nel 1798, all’epoca della Rivoluzione francese.
Sopra la collina che domina ad ovest la Piazza del Canavero sorgeva il primitivo castello, o forte, di San Michele. Fu più volte distrutto e ricostruito. Oggi ne rimangono tracce nei muretti a secco che attualmente hanno la funzione di sostegno per il terreno incolto circostante.
Dalla Piazza del Canavero si imbocca Via Briaza Ballesio, che attraversa l’abitato e giunge di fronte alla chiesa di San Giacomo.
Originariamente in stile romanico, la Chiesa Parrocchiale di San Giacomo conserva - dell’antico edificio - solamente il campanile che si fa risalire al secolo XI; costruito con pietre a vista da maestri comacini. La chiesa, invece, è in linea di massima settecentesca. Recenti lavori di restauro hanno però portato alla luce alcune parti di affreschi, le antiche fondamenta dell’edificio e vari loculi sepolcrali dei conti di Luserna.
Dietro la chiesa si trova l’”ala pubblica”, ossia l’antica Loggia dei mercanti. Fu il fulcro dell’attività economica del posto e nel XI secolo fu promulgato un editto riguardante il mercato lusernese del venerdì (poi confermato da un decreto del duca Emanuele Filiberto nel 1562). Nel 1256 esisteva già un trattato di commercio fra i conti di Luserna e Vienne (nel Delfinato), in cui venivano stabilite le regole per le attività commerciali e fissati dazi e gabelle.
Il trecentesco Palazzo dei Conti di Luserna sorge alla destra della chiesa ed è attualmente occupato da un istituto religioso. Ricostruito nel 1808, dopo il terremoto che colpì la vallata il 2 aprile di quell’anno, conserva poco dell’edificio originario. L’antico portale con lo stemma di famiglia, ad esempio, è stato eliminato per far posto alla cappella costruita dalla suore.
A sinistra della chiesa, invece, è collocata la Casa Parrocchiale, in puro stile romanico. Dotata di portici, e ben conservata. Risale al XIII secolo e fu abitata nei primi secoli dai signori del luogo.
Dalla piazza parrocchiale, alle spalle della chiesa, ha inizio Via Tolosano, fiancheggiata da edifici costruiti nel Cinquecento e nel Seicento. Ci conduce alla Chiesa della Confraternita di Santa Croce. La sua fondazione risale al secolo XVII. Nel 1690 era stata ridotta a magazzino per munizioni dai francesi; motivo per cui fu fatta esplodere. Recentemente è stata trasformata in salone parrocchiale e in cinema-teatro.
Dalla ormai “ex” chiesa di Santa Croce si diparte l’antica Via degli Orefici (Pascalot), che conduce in via Cavour. È una strada chiusa tra due mura, il cui tracciato corrisponde a quello del fossato che cingeva il castello dei conti di Luserna. Nei giorni di fiera vi convenivano i mercanti di oggetti preziosi, vista la comodità di poter sorvegliare la merce esposta ponendo delle guardie all’estremità della via.
All’uscita del Pascalot, alla nostra sinistra, troviamo il Convento di San Francesco. E una modesta costruzione dall’aspetto di casa colonica, costruita nel 1636. Consiste nella torre, ancora ben conservata, nella facciata della chiesa e in un ampio locale a volta sostenuto da due robuste colonne (era, probabilmente, la scuola).
Proseguendo per Via dell’Asilo e imboccando a sinistra Via Diaz, troviamo l’antico Convento dei Padri Serviti. Delle caratteristiche architettoniche originarie mantiene solo alcune particolarità, questo a causa della ristrutturazione, avvenuta nel 1855, che portò l’edificio a trasformarsi in ospedale, grazie all’opera dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. La fondazione di questo convento risale alla metà del ‘300 e fino al 1803 fu sede delle missioni della Propaganda Fide, che avevano lo scopo di convertire i Valdesi.